I segni e la polvere

 

Segni e polvere circoscrivono subito lo spazio minimale occupato dagli elementi rarefatti che il titolo contiene: sulla pagina tersa si collocano verticalita' esili che figurano un io senza traccia / ne' peso, come un signor Palomar che decripta il divenire delle cose. Si sente una voce che sta dentro i lividi innocenti / di chi vive/ scrive e osserva, impegnata con la docilita' di una lingua spesso quotidiana, a scandire un rituale segreto / un dispendio / allusivo, per un rifugio piu' chiaro / in cui votare il proprio scrivere.

Cosi', il lettore incede sul sentiero tracciato in 52 poesie come lungo sassolini di distratta felicita' collocati nella pietraia della vita. Aguzzando tutti i sensi per accedere a un vero sentire, Giorgio Bonacini lo accompagna dentro una griglia di suoni , offrendogli il tatto di un tocco nitido/ che porta alla bonta', facendogli odorare tempi/ di sintesi e olfatto, e gustare un vento denso, da addentare come la mela dell'Eden, sempiterna coscienza di un io detenuto/ non confesso/ eppure reo, venuto dalla polvere e ad essa destinato.

Ma specie nei notturni, lo sguardo si alza dalla pietraia: i segni da decifrare divengono enigmi, sfumano nel sogno, in una poetica del quasi, del forse, e distrattamente. Qui si colloca la felicita' di Bonacini capace di un volo fissato nell'istante effimero della piu' verde e sgargiante / farfalla, insetto caro al nostro poeta (Falle farfalle, 1998) come gia' a Gozzano, a Betocchi. Qui sta la bellezza sublime e sofferta, nella grandezza delle piccole cose: perche' - ce lo ricorda Yeats - before us lies eternity; our souls/ are love, and a continual farewell (e' avanti a noi l'eternita'; le nostre anime / sono amore e addio perenne, Ephemera); ce lo ribadisce Trilussa: C'e' un'Ape che se posa/ su un bottone de rosa:/ lo succhia e se ne va.../Tutto sommato la felicita'/ e' una piccola cosa. (Bellezza);ce lo conferma Bonacini: che in noi il chiaroscuro/ e' una mezza cuccagna/ un sorriso tentato/ in cui il dente/ si mostra/ evidenzia il dolore/ e difende chi e'.

JAlbum 7.3